Jocelyn torna in Italia con Xanax e i Marmatti dal 14 al 17 ottobre al Teatro delle Muse di Roma
Dal 14 al 17 ottobre Jocelyn e la moglie Alessandra, saranno a Roma, al teatro delle Muse, con la regia di Xanax di Angelo Longoni.
Il regista, autore e presentatore franco-tunisino, protagonista indiscusso della televisione italiana degli anni 80 e 90, torna al suo primo amore, il teatro, con la regia e l’adattamento esuberante ed ironico di Xanax, realizzati a quattro mani con la moglie Alessandra Chianese Hattab.
Riadattato al tempo del Covid, Xanax simboleggia la situazione mondiale vissuta negli ultimi 2 anni. Un venerdì sera le vite di Daniele e Laura (interpretati da Mattia Cirelli e Martina Marone), si incrociano in un ascensore che resterà bloccato per 50 ore, costringendo i due protagonisti a sopravvivere in una situazione estrema e a scoprire una versione nuova di sé.
Artista elegante, eclettico, ironico, Jocelyn aggiunge il suo stile al testo, che arricchisce di spunti comici, laddove la risata è sempre accompagnata da una riflessione profonda, mai banale e a volte commovente.
“Eravamo in pieno lockdown, chiusi nella nostra casa nel Principato di Monaco, quando Martina e Mattia ci hanno raggiunti telefonicamente per chiederci di aiutarli a realizzare lo spettacolo. Alessandra, che era in scena al teatro delle Muse fino a poco prima della pandemia, ha iniziato subito a fare il piano di lavoro fissando date, prove, e le ho chiesto di pensare a un adattamento del testo (dato che il mio italiano non è proprio perfetto), mentre io mi occupavo degli aspetti tecnici per le prove, delle note di regia, della possibile scenografia” dice Jocelyn con una voce piena di entusiasmo. “È stato un bel lavoro di squadra, nonostante noi fossimo a Monaco e gli attori a Roma. Abbiamo lavorato in smartworking usando il tempo del contenimento per realizzare qualcosa di bello e divertente, per regalare una pausa di svago e riflessione al pubblico che ci verrà a trovare al Teatro delle Muse”.
Daniele e Laura rappresentano un po’ tutte le persone che in questi due anni di chiusure, con la preoccupazione di gestire il tempo che non passava mai, privati della libertà e con un’ansia ipocondriaca crescente, sono riuscite ad analizzare e rivalutare le proprie vite, anche grazie a questo stop forzato che ha fermato il tempo.