TeatroTorino

Il 30 novembre e 1 dicembre 2024 al Teatro Alfieri di Torino: “1984” per la regia di Giancarlo Nicoletti

Federica Luna Vincenti per GoldenArt
presenta

VIOLANTE PLACIDO       NINNI BRUSCHETTA
WOODY NERI

in

1984

di George Orwell
nuovo adattamento di Robert Icke & Duncan McMillian
traduzione Giancarlo Nicoletti

regia GIANCARLO NICOLETTI

con

 SILVIO LAVIANO, BRUNELLA PLATANIA, SALVATORE RANCATORE
TOMMASO PAOLUCCI, GIANLUIGI RODRIGUES, CHIARA SACCO

scene Alessandro Chiti musiche Oragravity costumi Paola Marchesin
disegno video Alessandro Papa disegno luci Giuseppe Filipponio
aiuto regia Giuditta Vasile produzione esecutiva Daniela Piccolo
organizzazione Valentina Taddei

Con il contributo del Ministero della cultura Direzione generale Spettacolo dal vivo
In accordo con Arcadia e Ricono LTD, per gentile concessione di Casarotto Ramsay&Associates LTD

30 NOVEMBRE E 1 DICEMBRE 2024
TEATRO ALFIERI

101 MINUTI DI ADRENALINA PURA! Un tour de force teatrale a metà fra thriller, storia romantica, noir e spettacolarità: acclamato da critica e pubblico a Londra e Broadway, il nuovo adattamento del romanzo di George Orwell 1984 è un’esperienza pronta a lasciare il pubblico senza fiato.

ph. Azzurra Primavera

Il capolavoro orwelliano, perennemente in cima alle classifiche dei libri più letti di ogni anno, oggi nel mondo della rete, della dittatura tecnologica e del controllo digitale mantiene intatta tutta la sua sconvolgente attualità e si presta più che mai a essere una rappresentazione impietosa dei nostri giorni, in cui la privacy è un’illusione, la nozione di verità oggettiva è messa continuamente in discussione, potere e servilismo vanno a braccetto e la corruzione è tale da far sembrare inutile ogni forma di ribellione.

Uno spettacolo che, chiedendo al pubblico di mettere in dubbio la realtà di ciò che avviene in scena, pone un interrogativo senza tempo: che cos’è la verità?

La nuova, ambiziosa produzione di GoldenartProduction vuole cristallizzare un approccio nuovo e originale al mezzo teatrale: un proget­to trasversale, di ampio respiro e fortemente ambizioso, in piena corrispondenza con il gu­sto e la grandezza delle maggiori produzioni internazionali.

Sotto la guida del regista Giancarlo Nicoletti (Premio Franco Enriquez 2023), una compa­gnia di talenti di prim’ordine che ha per pro­tagonisti Violante Placido, Ninni Bruschetta e Woody Neri e altri sei attori, insieme a una scenografia imponente firmata da Alessan­dro Chiti, che si avvale di videoproiezioni, te­lecamere a circuito chiuso ed effetti specia­li, completati dal disegno video visionario di Alessandro Papa, dagli iconici costumi di Paola Marchesin e dalle suggestive luci di Giuseppe Filipponio.

Le musiche originali composte del duo Oragravity completano una produzione di grande spettacolo dal vivo e a fortissimo im­patto sul pubblico, per raccontare un modern classic della letteratura in maniera innovativa, coinvolgente e inaspettata.

Ninni Bruschetta, Woody Neri e Violante Placido – ph. Azzurra Primavera

SINOSSI

1984, o un anno di un futuro qualsiasi. Il mondo è diviso in tre superstati in guerra fra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. L’Oceania è governata dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la Polizia Mentale che interviene al minimo sospetto. Tutto è permesso, non c’è legge scritta. Niente, apparentemente, è proibito. Tranne pensare. Tranne amare. Tranne divertirsi. Insomma: tranne vivere, se non secondo i dettami del Grande Fratello. Perfino i bambini sono diventati spie e così sono chiamati; la guerra è permanente, non importa contro quale nemico, e i teleschermi, insieme alle videocamere, controllano tutti. Winston Smith, un uomo comune che lavora al Ministero della Verità, è solo un ingranaggio del sistema che tiene un diario clandestino in cui annota i suoi ricordi, le sue verità e le sue domande più profonde. Anche se non c’è “amore tranne quello per il Grande Fratello, non c’è lealtà se non quella verso il Partito”, Winston si innamora di Julia, pur avendo paura che sia una spia pronta a consegnarlo alle torture del Grande Fratello. Nel disperato tentativo di vivere una vita normale, dovrà scoprire di chi e di cosa può fidarsi.

Note di regia

1984 è un romanzo straordinario, profondamente complesso e affascinante, e probabilmente il capolavoro del Novecento più destinato a rinnovare di continuo la sua cifra di attualità nel tempo: non mi stupirei di leggere “vedi 1984” alla descrizione della voce “profetico” del dizionario. Ed è sulla base di questo presupposto che si è installato tutto il lavoro della regia e dei creativi per riuscire a portare in scena – rendendolo un’esperienza assai impattante di spettacolo dal vivo, sia nei significati che nel suo farsi sulla scena – il nucleo centrale del capolavoro orwelliano.

ph. Azzurra Primavera

Il Grande Fratello sei tu, che osservi” fa dire Orwell dal personaggio di O’Brien all’antieroe protagonista Winston. In tempi di abbuffata voyeuristico-mediatica derivata dai canali di comunicazione e di auto-rappresentazione del sé sui social, sono parole che non potrebbero risultare più attuali. Orwell scrive immaginando un mondo distopico – l’Oceania a trazione totalitaria del Partito – e creando un universo frutto della deriva socialista e tecnologica. Neanche lui poteva immaginare, probabilmente, che quell’intuizione si sarebbe prestata così tanto a rappresentare questo nostro presente post-ideologico che, archiviati i concetti di destra e sinistra per come ce li ha lasciati il Novecento, vede alla ribalta una nuova forma soft di dittatura, fatta di hi-tech, globalizzazione tradita, media e social.

Il nostro Grande Fratello e l’Oceania orwelliana in scena, dunque, vivranno non in una dittatura del secolo scorso, ma nelle odierne Silicon Valley, negli Apple Store, a Guantanamo o in Iraq, in una diretta streaming o nel mondo dell’intelligenza artificiale e fonderanno il proprio potere sull’invasione della sfera privata – autorizzata ovviamente dal consenso informato. Il Grande Fratello digitale dei nostri giorni esiste ed è una rete che avvolge tutti e ci accompagna in ogni momento del quotidiano: la suggestione che il Big Brother possa essere solo un algoritmo e non un politico in carne ed ossa, peraltro, è già nelle pagine del romanzo. Queste le riflessioni che sono state la bussola del progetto, senza però ridurre il tutto a facili scenari futuristici da tute spaziali, ma semmai astraendo la nostra quotidianità, trasportandola nel tempo e immaginando cosa-potrebbe-essere e come-potrebbe-essere. E, naturalmente, con uno sforzo esegetico che non tradisse mai lo spirito dell’autore e del romanzo.

Attenzione, però, che non si tratta di un’operazione di mera attualizzazione: sarebbe stato riduttivo e probabilmente improprio. Si può attualizzare un’opera ambientata in un passato definito, ma Orwell, quando scriveva nel 1948, immaginava il futuro, e quella data, il 1984, altro non è che un divertissment numerico. Quindi ho immaginato il futuribile, prendendo atto che la cifra profetica del discorso orwelliano, riletta con le lenti contemporanee, si presta ancora a raccontare noi e l’oggi, lasciandoci di nuovo sbigottiti, affascinati e sgomenti. E questo spero possa essere l’effetto finale sul pubblico, a cui verrà richiesto, ogni sera, di specchiarsi, farsi delle domande e di mettere continuamente in discussione l’autenticità degli eventi in scena. Confrontandosi, in definitiva, col vero nucleo del capolavoro orwelliano: l’ambiguità e gli interrogativi “Cos’è il reale? Cos’è la verità e cos’è una bugia? Siamo veramente in grado di distinguerne il confine, e cosa ci aiuta a farlo?”. Che, nei giorni delle fake news, del “è vero perché l’ho letto su Facebook” e della realtà virtuale, sono interrogativi imprescindibili.

ph. Azzurra Primavera

101 minuti di teatro totale e ad altissimo ritmo, impattante e senza sconti, con effetti speciali e un’imponente macchina teatrale, tecnica e spettacolare a servizio esclusivo del racconto. Non per una dimostrazione di forza muscolare del regista e dei creativi, ma perché siamo convinti che “1984” e la poetica di Orwell lo richiedano indubbiamente, grazie anche allo straordinario adattamento del duo Icke / MacMillan, che illumina di speranza il finale, facendo dell’Appendice del romanzo una chiave di volta interpretativa di grande valore e mettendo in dubbio lo stesso pessimismo orwelliano. Un gigantesco sforzo produttivo e sinergico fra i vari linguaggi teatrali – parole e corpi, scenografia, videoproiezioni, musiche, costumi, luci – con l’obiettivo di tenere il pubblico incollato alla poltrona e a tratti disturbato, attraverso una forma di “narrazione onirica” simile a un sogno – o a un incubo. Per restituire, sulla scena e con tutta forza della ritualità dello spettacolo dal vivo, quello stesso, sonorissimo schiaffo che Orwell dà al proprio lettore nelle pagine del suo gigantesco romanzo.

Giancarlo Nicoletti

TEATRO ALFIERI
Piazza Solferino, 4, 10121 Torino
Info su www.teatroalfieritorino.it e www.ticketone.it
sabato ore 19.30, domenica ore 15.30

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