“Street Art in Blu3” per la seconda volta gli artisti più importanti della Street Art al Teatro Colosseo di Torino
Dopo sedici mesi di chiusura il Teatro Colosseo riapre le sue porte. Per un tempo lunghissimo le vetrine illuminate, il botteghino aperto a giorni alterni, i muri esterni abitati dalle opere di grandi street artist nazionali e internazionali sono l’univa relazione con il pubblico per il più grande teatro privato del Piemonte con i suoi 1520 posti.
In attesa di poter annunciare la prossima stagione di spettacoli e concerti, grazie alla passione di Claudia e Andrea Spoto e alla collaborazione con il collettivo di collezionisti Xora, dal 2 giugno gli spazi del Teatro Colosseo torneranno a ospitare, come nel 2019, una grande mostra dedicata alla street art.
STREET ART IN BLU3 è una grande esposizione dedicata alla più contemporanea, trasversale e contaminata fra le arti che fino al 26 settembre vivrà negli spazi del teatro torinese – dal foyer, agli spazi interni fino alla sala vera e propria – trasformandoli ancora una volta in in luogo trasversale di cultura.
“Teatro aperto, teatro di tutte le forme d’arte. L’esperienza della prima edizione della mostra sulla street art ha lasciato un segno profondo nel modo in cui vediamo il nostro teatro. – dichiara la direttrice Claudia Spoto – La chiusura forzata di questi mesi ha reso ancora più necessaria e urgente la trasformazione del Colosseo in uno spazio a disposizione delle esperienze artistiche più diverse. La passione per la street art ci ha portato a immaginare la nostra sala come spazio espositivo: con STREET ART IN BLU3 vogliamo ritrovare quella magia con nuove opere e nuovi allestimenti”
“Dopo l’esperienza del 2019 torniamo al Colosseo con una seconda mostra, che però viviamo ‘alla terza’. Il 3 infatti ricorda sia la B di Blu che la lettera con la quale di firma Bansky, ancora una volta protagonista della nostra mostra, in dialogo con i lavori di 3D, ovvero Robert Del Naia. Sono la stessa persona? Sono artisti che collaborano in un progetto collettivo? Non diamo risposte, ma sarà il pubblico a farsi emozionare dalle loro opere” dichiarano le curatrici Serena Maisto e Lacryma Lisnic.
Saranno quasi 150 le opere di 36 artisti esposte negli spazi eterodossi del teatro, che accoglie l’arte nei corridoi, sul palcoscenico, nel foyer in un vero e proprio allestimento fra luci e musica, in un percorso di assonanze e rimandi fra esterno e interno, luci e ombre, passato e presente. Originali, print, serigrafie, copertine di LP che hanno fatto la storia della musica e dell’arte, insegne stradali e persino una banconota: opere diverse e diversi materiali per raccontare un mondo fatto di rimandi, influenze, percorsi di senso.
Fra le trentadue opere di Blu, l’artista che ispira il nome della mostra, è uno dei nomi più importanti della stree art internazionale Rennes, una prova d’artista del 2011 in preparazione del murales realizzato in occasione del Festival Mettre en Scène nel 2010 nell’omonima cittadina francese sul muro della facciata di un teatro. L’umanoide è costituito da centinaia di oggetti e immagini che rappresentano la nostra vita. Forse, come l’uomo di latta nel film “Il Mago di Oz”, la figura creata da Blu ha trovato un cuore. L’artista riprende il concetto di “tutto che diventa uno”. La serie Esecuzione, invece, era stata realizzata per la rivista di fumetti “Inguine Mah!Gazine”: in mostra le tavole con le correzioni originali dell’artista. Potentissimo Il Grigio di Blu, frammento di una delle opere coperte a Bologna dall’artista il 12 marzo del 2016, in polemica con la mostra degli “stacchi” (Banksy & Co.) in corso nel capoluogo emiliano. La modificazione e distruzione sono una nuova forma d’arte? Dopo Rauscenberg con Erasing de Kooning Drawing, ma prima di Banksy Love is in the Bin anche Blu con il suo atto di rivolta, involontariamente, crea e non distrugge. Se si potesse (ma non si può!) grattare la patina di vernice da quest’opera che state osservando, si vedrebbe un frammento di uno dei murales cancellati a Bologna.
Naturalmente protagonista della mostra, grazie alle quaranta opere esposte, è Banksy. L’artista di Bristol che ha fatto del suo segno uno dei maggiori esempi di “arte politica” del contemporaneo, è presente al Teatro Colosseo con i suoi epigrammi sovversivi e le sue incursioni audaci, sempre pronto a sollecitare un moto della coscienza o nuovo movimento rivoluzionario. Ritorna in teatro Girl with Balloon, l’iconica serigrafia che raffigura una ragazza con la mano tesa verso un palloncino rosso a forma di cuore portato via dal vento. Nel 2018 una copia dell’opera è stata distrutta prima della fine della battitura dell’asta Sotheby’s di cui era protagonista, tramite un dispositivo meccanico che Banksy aveva nascosto nel telaio. Banksy ha confermato di essere il responsabile della distruzione e ha dato alla nuova opera il nome Love is in the Bin, la “prima opera creata durante un’asta dal vivo”. Di-Faced Tenner, la prima opera d’arte di Banksy ad entrare nella collezione privata del British Museum, è una falsa banconota da £10 raffigurante Lady Diana e con sopra l’iscrizione “Banksy of England” e il motto: “I promise to pay the bearer on demand the ultimate price”. Sostituendo il ritratto della Regina Elisabetta II con quello della defunta Principessa Diana, Banksy mette in atto una sottile provocazione e affronta il delicato e attualissimo tema dell’allontanamento di Diana dalla famiglia reale e della sua critica all’istituzione britannica. Banksy si allaccia anche alla famosa serie di dipinti Campbell’s Soup Can di Andy Warhol con Techno Soup Can, ma si trasforma offre in una critica pungente al gigante dei supermercati che ha conquistato il mercato contemporaneo.
Fra i molti nomi importanti della mostra anche 3D, ovvero Robert Del Naja, produttore, musicista, cantante e rapper, fondatore dei Massive Attack. Su di lui, e sul fatto che possa essere a tutti gli effetti il vero Banksy, si rincorrono le voci: a Street Art in Blu3 diciassette opere fra cui Teardrop, l’opera che prende il nome dall’omonimo singolo dei Massive Attack, si tratta della canzone più famosa del gruppo, così come Karmacoma, copertina del singolo omonimo dei Massive Attack. Le ricerche del giornalista Craig Williams hanno messo in evidenza che diversi murales di Banksy erano apparsi nelle stesse città in cui, poco prima o poco dopo, la band musicale di Bristol era in tournè o in studio di registrazione. Cinque giorni dopo i concerti a San Francisco il 25 e il 27 aprile 2010, sei murales apparvero in città, e lo stesso sarebbe accaduto dopo le esibizioni della band a Toronto, a Boston e in altre tappe dei loro successivi tour.
A fare da immagine guida della mostra l’opera di una delle curatrici, Serena Maisto artista svizzera, poliedrica e dalle diverse influenze, prima fra le quali quella di Jackson Pollock, la leggenda dell’Espressionismo Astratto. Grazie alla sua forte ispirazione ed alla sua abilità di utilizzo dei più svariati materiali e di molteplici tecniche artistiche il suo lavoro stupisce ad ogni nuovo progetto, ora con un accurato lavoro sulle fotografie, ora con una grande abilità di pittura su tela o su altri materiali. Per celebrare la mostra e il progetto di curatela Maisto ha realizzato Smile, protagonista anche della comunicazione di Street Art in Blu3. Da una parte la volontà di positività e dall’altra il desiderio di omaggiare l’inventore del famoso sorriso Harvey Ball. In un mix quasi surrealista, il movimento Xora ha chiesto a Serena Maisto di reinterpretare con il sua tecnica pittorica il sorriso più famoso del mondo su 30 scudi anti-sommossa provenienti da Hong Kong.
Solo per l’opening del 2 giugno la mostra sarà ad ingresso gratuito e l’accesso consentito esclusivamente effettuando una prenotazione sul nostro sito teatrocolosseo.it oppure telefonicamente ai numeri 011 6698034 – 011 6505195. Alla luce delle attuali disposizioni ministeriali e al fine di garantire il distanziamento, l’ingresso sarà contingentato fino al raggiungimento della capienza consentita per fascia oraria.
Solo per l’opening del 2 giugno la mostra sarà ad ingresso gratuito e l’accesso consentito esclusivamente effettuando una prenotazione sul sito teatrocolosseo.it oppure telefonicamente ai numeri 011 6698034 – 011 6505195.
Alla luce delle attuali disposizioni ministeriali e al fine di garantire il distanziamento, l’ingresso sarà contingentato fino al raggiungimento della capienza consentita per fascia oraria.
STREET ART IN BLU3 è aperta dal martedì al venerdì dalle 15 alle 19 e il sabato e la domenica con orario continuato dalle 10 alle 19.
BIGLIETTERIA
-intero: € 14,00
-arco card, chi acquista almeno 8 spett: € 11,00
-gruppi e scuole, ragazzi fino a 24 anni: € 8,00
-bambini fino a 4 anni hanno ingresso omaggio
BANSKY e la PALESTINA
Nel 2005 Banksydipinge con i suoi murales la barriera di separazione israeliana che divide i territori ebraici da quelli palestinesi nei territori occupati della Cisgiordania.
Nel natale del 2007 l’artista di Bristol ritorna in Terra Santa con i lavori di Santa’s Ghetto, insieme ad altri artisti provenienti da diverse parti del mondo (Blu, Ericailcane, Paul Insect, Faile, Swoon), portando il suo messaggio, attraverso le sue opere, a Betlemme.
Il muro – più di settecento chilometri di cemento e recinzioni – è stato eretto dagli israeliani dopo il 2002 con il nome di “Chiusura di sicurezza”, mentre i palestinesi lo hanno ribattezzato “il Muro della vergogna”. Una barriera ormai dimenticata dal mondo e dalle comunità internazionali su cui l’artista cerca di riportare l’attenzione pubblica.
Ma non tutti apprezzano il lavoro di Banksy: un anziano signore palestinese lo ferma durante la realizzazione di un murales rimproverandogli di aver reso bello il Muro. Quando Banksy lo ringrazia, pensando a un frase di apprezzamento il vecchio gli spiega “Noi non vogliamo che sia bello. Noi odiamo questo Muro. Tornatevene a casa!”.
Nel 2015 l’artista torna a Gaza e realizza quattro nuovi lavori, registrando anche un video pubblicitario in cui invita i turisti di tutto il mondo a visitare questi luoghi. “Scoprite Gaza: una nuova destinazione, fuori dai circuiti tradizionali, che gli abitanti amano così tanto da non lasciarla mai”.
Nel 2017, dopo aver lavorato per quasi più di un anno in clandestinità, apre il “The Walled Off Hotel” a ridosso del muro di Israele, un albergo-museo il cui payoff è “La peggiore vista del mondo”. Completamente finanziato da Banksy,senza fini di lucro, per dare la possibilità ai turisti di passare qualche giorno nei pressi del muro e provare lo stesso senso di claustrofobia con cui convive il popolo palestinese.
L’anima centrale dell’albergo è la hall, in cui si possono apprezzare tutti i messaggi socio-politici di cui le opere sono espressione: un Cristo, che porta alla mente il Salvator mundi di Leonardo da Vinci, nel mirino degli aerei militari che lo sorvolano; una statua di arte classica avvolta dalla nebbia dei fumogeni; un gatto che cerca di liberare la colomba della pace in gabbia; e, ancora, dipinti ad olio dedicati al tema del salvataggio dei profughi. Al centro di questa sala un pianoforte automatico, personalizzato dallo stesso artista, che suona musiche di Elthon John edei Massive Attack.
«Un muro è una grande arma. È una delle cose peggiori con cui puoi colpire qualcuno»
«L’arte che guardiamo è fatta da solo pochi eletti. Un piccolo gruppo crea, promuove, acquista, mostra e decide il successo dell’Arte. Solo poche centinaia di persone nel mondo hanno realmente voce in capitolo. Quando vai in una galleria d’arte sei semplicemente un turista che guarda la bacheca dei trofei di un ristretto numero di milionari»
Banksy
IL TEATRO COLOSSEO STREETARTOUT
THE BEAR – Bordalo II (portoghese)
Bordalo II, classe 1987, si considera un attivista e la sua arte è stata definita “ecologica”. Già conosciamo lo street artist portoghese che utilizza rifiuti e materiali di recupero per dare forma alle sue creature: animali giganteschi, come pesci, volatili e insetti e molto altro.
Riciclando e assemblando parti di veicoli come pneumatici e paraurti danneggiati, biciclette rotte e altro materiale di scarto, Bordalo II ha portato i suoi “Big Trash Animal” sui muri di tutto il mondo, dalla Norvegia all’Azerbaijan, dagli Stati Uniti alla Polonia.
Peeta, pseudonimo di Manuel di Rita, uno degli street artist italiani più noti al mondo.
Le opere di Peeta sono caratterizzate da uno stile inconfondibile, che prende spunto dalla scultura e dal design industriale. Una sua personale forma di pittura 3D, opere che creano l’illusione della profondità, che sembrano ‘uscire’ dal muro, hanno reso l’artista noto in tutto il mondo.
BLACK MACHINE di Never Crew (Christian Rebecchi & Pablo Togni)
Combinare linguaggi diversi è la loro cifra stilistica: catene di montaggio, esseri organici e ingranaggi meccanici, mostri marini, strutture viventi si intersecano nei loro lavori proprio come gli stili che utilizzano, tra sintesi grafica e iperrealismo spray.
Zedz street artist olandese
Artista di fama internazionale, attraverso le opere presentate, che lui stesso ama definire “studi”, descrive un mondo dove linee e campiture bidimensionali generano volumi sovrapponendosi in un gioco di trasparenze, prospettive, tagli netti e forme complete, linee sottili o spesse; le opere, apparentemente astratte, rimandano immediatamente ad un immaginario futuristico, e sono ancora una volta una evoluzione della ricerca sul lettering.